Abuso e Pornografia

Mi sono sempre chiesta se le donne che recitano nei film pornografici non fossero oggetto di abusi al pari delle donne che si prostituiscono. E’ tristemente risaputo e generalmente ignorato il fatto che la quasi totalità della prostituzione rientra in un quadro generale di abuso, costrizione, violenza. E’, però, più difficile riuscire a fare una statistica sulla "industria del sesso", intesa come l’industria della pornografia e delle donne che lavorano nei night.

Ariel Levy, in "Sporche Femmine Scioviniste" (2007), riporta la sua personale indagine in materia.

E’ stato detto e ridetto (e documentato) che la maggior parte delle donne che lavorano nell’industria del sesso sono state vittime di abusi sessuali. Purtroppo è difficile trovare statistiche attendibili sull’argomento, per due motivi: primo, perché le donne sono molto restie a parlare con i ricercatori, causa lo stigma sociale applicato al loro lavoro (e le dure leggi cui è sottoposto). Secondo, perché i ricercatori sembrano sempre irritati, infatti non è ben chiaro se siano dei perbenisti pieni di pregiudizi, oppure se questa rabbia sia causata dai risultati spesso sconvolgenti che ottengono conducendo le indagini. La dottoressa Melissa Farley, psicologa e ricercatrice del Kaiser Permanente Medical Center di San Francisco, attesta che la maggioranza delle lavoratrici nell’industria del sesso è vittima d’incesto o di altri abusi sessuali infantili. La percentuale varia tra il 65 e il 90 percento, e la Farley propende addirittura per una cifra superiore, come fanno tutti gli altri specialisti con cui ho parlato. Le vittime di molestie sessuali possono senz’altro superare il trauma e godere di una piena vita sessuale, ma c’è qualcosa di perverso nel prendere a modello sessuale una categoria di persone che sono state sessualmente molestate. E’ un po’ come prendere un gruppo di sopravvissuti a un attacco di squali e farne dei bagnini.

[…] Per la dottoressa Farley non c’è molta differenza tra le prostitute e le pornostar. Nella prefazione alla sua raccolta di ricerche sull’argomento, dal titolo Prostitution, Trafficking, and Traumatic Stress, del 2003, la Farley scrive: "La pornografia è una forma specifica, praticata e documentata di prostituzione. Per i suoi utenti, compresi quelli dei media tradizionali, la pornografia è spesso il primo contatto con la prostituzione". La dottoressa, che considera anche lo striptease come una forma di prostituzione, scrive poi: "La prostituzione oggi è un prodotto culturale tossico: vale a dire che tutte le donne, per rendersi desiderabili, sono socialmente condizionate a reificarsi, a comportarsi da prostitute e a esprimere la loro sessualità come le prostitute".

Se vi sembra un’opinione troppo manichea, vi ricordo che lo stesso pensiero è stato espresso da un’autrice molto diversa, in un libro molto diverso: Vita da Pornostar, l’autobiografia della celebre Jenna Jameson, celebre esponente del settore. Come la Farley, anche la Jameson lascia intendere che l’industria del sesso sia elastica, nel senso che il porno, lo striptease e le foto di nudo sono esperienze contigue, se non addirittura intercambiabili.

[…] D’altra parte la Jameson conferma il pensiero della dottoressa Farley: la carriera nell’industria pornografica è disseminata di violenza e sopraffazione. Racconta di essere stata colpita con un sasso fino a perdere i sensi, violentata ripetutamente da più persone e abbandonata, dopo essere stata data per morta, in una strada sterrata. Questo durante il liceo. Poi, di essersi assuefatta a droghe letali prima di aver compiuto vent’anni. Di essere stata picchiata dal suo ragazzo e stuprata dal suo amico. Scrive anche che "ancora oggi non riesco a guardare le scene di sesso che giro".

Jenna Jameson spiega nel suo libro che utilizza il sesso come un’arma per ottenere tutto ciò che vuole, ma è difficile credere che la sua arma sia davvero così vincente visto che non riesce tuttora a guardare le scene di sesso che gira. Le sue parole, insomma, non ci chiariscono le ragioni per cui donne che hanno subito abusi infantili scelgono di darsi all’industria del sesso.

Nel cercare di dare una motivazione a questo fenomeno mi viene da ripensare a un episodio di violenza abbastanza recente. Nel novembre del 2006 Carmela sparì di casa per qualche giorno. Poi il padre la ritrovò e dalle analisi in ospedale risultò che era stata drogata con anfetamine e violentata. Il 15 aprile del 2007, a 13 anni, si gettò dal settimo piano, dopo essere stata sottoposta a cure psichiatriche forzate e delle quali i genitori non erano consapevoli. In tribunale è stata chiamata "puttana" dagli aggressori e dagli avvocati, si è detto che ci stava. Secondo la sentenza del 10 dicembre, svoltasi in aula a porte chiuse senza neanche attendere che i genitori si presentassero, i due aggressori verranno "messi alla prova": proseguendo normalmente le loro vite e dedicandosi ai rispettivi lavori dovranno dedicarsi a un programma di "rieducazione e assistenza agli anziani". Se si comporteranno bene allora verranno completamente scagionati e il processo a loro carico verrà cancellato.

Tralasciando tutti i dettagli scabrosi e orripilanti di ciò che questa bambina ha dovuto subire, persino da morta, ho voluto citare questa vicenda per mettere in luce il fatto che quando una persona subisce un abuso sessuale, anche se è ancora una bambina o un bambino, viene chiamata "puttana", viene considerata una persona che si presta ad essere oggetto sessuale e non riceve alcun sostegno dagli enti che dovrebbero. Carmela infatti non è stata creduta neanche dagli Assistenti Sociali e dai Tribunali dei Minori cui i suoi genitori si sono rivolti. E’ semplicemente stata reputata "disturbata mentale" e di conseguenza "curata", ovvero sottoposta a psicofarmaci assolutamente invasivi e dannosi senza il consenso dei genitori.

Forse, ma è soltanto una mia supposizione, le donne, anzi le ragazzine, che subiscono abusi sessuali e che scelgono di darsi all’industria del sesso lo fanno perché l’ambiente in cui sono immerse le dipinge come "puttane" e persone che "offrono naturalmente il proprio corpo", che si fanno naturalmente oggetto di desiderio e soddisfazione sessuale altrui. Hanno un’immagine di sé tale che non riescono a pensarsi in altro modo e non viene loro offerta nessun’altra prospettiva di autorealizzazione e di raggiungimento di potere e successo che non sia quella di risultare estremamente attraenti dal punto di vista sessuale. Solo così credono di poter dominare quegli uomini che le avevano ferite, quell’ambiente che le ha svilite trattandole come degli stracci. Vogliono essere belle e usare il proprio corpo per essere potenti invece che lasciare che altri usino il loro stesso corpo per l’esercizio della potenza e potestà altrui. Ma ripeto, questa è solo una mia supposizione di donna che osserva il mondo in cui vive. Un mondo in cui in un’aula di tribunale degli avvocati superlaureati e superstipendiati definiscono "puttanella" una bimba di 13 anni narcotizzata e violentata.

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9 risposte a Abuso e Pornografia

  1. fogle insurance scrive:

    Great post! Maybe you could do a follow up to this topic?!

  2. mafalda scrive:

    cara o caro lanci,
    in italia vige la legge Merlin, del ’58, modificata recentemente dal ddl Carfagna.
    Ti cito l’inizio di tale ddl:

    ARTICOLO 1 (modifiche alla legge 20 febbraio 1958, n. 75).

    1. All’art. 1 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, sono aggiunti, in fine, i seguenti commi: “Chiunque esercita la prostituzione ovvero invita ad avvalersene in luogo pubblico o aperto al pubblico e’ punito con l’arresto da cinque a quindici giorni e con l’ammenda da duecento a tremila euro.

    ***

    Non sto a citarti il seguito, ma gia’ da questo mi pare evidente che dire che la prostituzione è legalizzata è scorretto.
    Inoltre, una legge di questo tipo vieta la prostituzione – sia di se stesse/i che di altre persone – in pubblico. Cosa significa? Che in ogni caso la prostituzione viene effettuata in clandestinità, con estremo sfruttamento di chi si prostituisce o di chi viene fatta/o prostituire.
    Sono vietati anche i bordelli, le case chiuse, i “negozi di prostituzione”. Esistono lo stesso? Sì. Cosa succede? Che, di nuovo, le persone ivi prostituite vengono tassativamente sfruttate – se si esclude la ristretta elite della cosiddetta prostituzione di alto bordo.
    Una tale legislazione non legalizza la prostituzione, visto che deve essere esercitata di nascosto. Semplicemente autorizza gli schiavisti a schiavizzare, dal momento che i milioni di persone italiane che ne usufruiscono creano una domanda che deve essere soddisfatta.

  3. lanci scrive:

    Che che ne dite di sciocchezze.
    La prostituzione in Italia e’ legale, e solo vietato sfruttarla o favorirla.

  4. Antonio scrive:

    Ossia in definitiva volevo dire che ci possiamo dare tutti i piu’ buoni propositi..alla fine purtroppo la nostra societa’ e’ basata sul denaro e sul mercato e quindi alla fine comandano loro. Ma cosa intendi per sessismo.. intendi l’esaltazione della differenza tra i sessi in modo totale o solo la differenza dei sessi appunto nella sfera dell’esercitamento della sessualita’? Io penso comunque che le “caricature” tu che dici ci sono eccome ma alla fine la sostanza e’ poca anzi pochissima,penso che la gente fa sempre meno sesso in realta’. Secondo me poi sta scomparendo soprattutto l’amore….

  5. Antonio scrive:

    Grazie ancora Mafalda…concordo con te sui media ,infatti non vedo la televisione da 5 anni
    (penso che il trash non c’e in tv solo per quello che riguarda l’erotismo) soprattutto perche’ penso che sia meglio essere piu’ attivi nella vita, anziche’ passare una serata davanti al televisore preferisco uscire e non “impecorirmi”. Riguardo a certe scene trovo comunque incredibile quello che la gente puo’ arrivare a fare per soldi..beh ,contenti loro…

  6. mafalda scrive:

    E’ solo un piacere poter discutere in uno spazio dove tutte e tutti possono esprimere la propria opinione e soprattutto rispondere alle domande di un lettore interessato! Ed è per questo che sono io a ringraziare te, Antonio.
    Per rispondere alla tua domanda è necessario in primo luogo considerare i contesti in cui immagini e riferimenti erotici ci vengono propinati.
    L’impiego di erotismo e pornografia nei media rientra nel contesto della cultura trash, che è di basso valore sia per i contenuti sia per lo scarso sforzo economico impiegato nella sua produzione. Costa, infatti, molto meno fare un programma televisivo pieno di veline di cui riprendere natiche sventolate che un programma con una struttura, una coreografia, un contenuto reali e studiati: il format e’ preconfezionato e non bisogna ricercare conduttori e conduttrici specializzati/e eccetera.
    Proprio nel contesto della cultura trash si intravede già l'”ottica di regime”: una popolazione che ogniqualvolta accede a dei media si vede propinata una serie di programmi trash, ad infimo contenuto culturale e informativo, si adegua e aderisce a tale modello socio-culturale. Si disabitua drammaticamente ad interrogarsi sull’informazione che le viene data, si disinteressa di ciò che non è immediato e sfavillante, si disinteressa di ciò che sono i suoi diritti (studiare in un ambiente costruttivo, lavorare in un ambiente sereno, curarsi attraverso un servizio sanitario efficiente, abortire senza essere accusate di infanticidio, prendere la pillola del giorno dopo senza doverla cercare in 10 ospedali di fila sentendosi chiamare assassine, tanto per citarne alcuni…).
    Quante persone, che si imbevono di questa cultura erotica e trash, non badano altro che a conformarcisi senza pensare più alla propria individualità? E’ proprio l’individualità spiccata di ciascuno, che se coltivata, diventa pericolosa per un regime. Perché il regime, per definizione, si fonda sulla massificazione e sulla non autodeterminazione delle singole persone. Sotto regime si aspira tutte e tutti a dei modelli preconfezionati e promossi dal regime medesimo.
    In secondo luogo, questa abbondanza di erotismo e pornografia cui siamo sottoposte/i è profondamente malata di sessismo: è sempre rivolta ad un pubblico maschile, di fatto sono sempre donne gli oggetti del desiderio erotico e sono sempre mostrate come oggetti, come bambole gonfiabili totalmente prive di personalità.
    Se quanto affermavo prima ha un fondamento, e cioè che la popolazione tende ad aderire ai modelli socio-culturali che le vengono proposti, allora è lecito credere che essa aderisca anche a questo modello di donna-bambola contrapposto a quello di uomo-dominatore.
    Mi duole constatare, ogni volta che esco di casa, che questo modello pare aver preso piede con notevole vigore, nonostante il breve periodo degli anni 80-90 in cui stava recedendo timidamente. Siamo costantemente circondate/i di caricature per eccesso di donne-prede dolci e sinuose e di uomini-predatori brutali e muscolosi.
    Volendo tornare alla questione dell'”ottica di regime”, non riesco a ricordare regime in cui la parità di sessi fosse propugnata, anzi: è proprio quando c’è un regime, stato nel quale il potere è esaltato al massimo, che il sessismo è più forte per non rischiare di dover disperdere tale potere anche tra le donne e poterlo accentrare più facilmente tra pochi uomini.
    Spero di essermi spiegata in modo esauriente, grazie di nuovo per l’occasione di dialogo.

  7. Antonio scrive:

    Ti ringrazio Mafalda di avermi aperto un occhio in piu’…Non sono ipocriti ma molto peggio! Gia’ che ci sei puoi spiegarmi che cosa intendi con “ottica di regime”.. Cioe’ a quale scopo ci propinano sempre immagini e riferimenti erotici?

  8. mafalda scrive:

    Caro Antonio,
    fosse semplice questione di ipocrisia sarebbe meno grave. La prostituzione legalizzata è vietata perché si preferisce schiavizzare le persone usate nel commercio sessuale piuttosto che avere persone stipendiate regolarmente con dei diritti, malattie, ferie… Le scene pornografiche e/o fortemente erotiche che ci sbattono in faccia in quasi ogni programma televisivo hanno anch’esse il loro perchè in un’ottica di regime. Insomma, ipocrisia è un eufemismo.

  9. Antonio scrive:

    Perche’ lo stato italiano e’ contrario alla prostituzione legalizzata ma permette a certi produttori ,registi e addetti di cinema porno di pagare donne o altri per girare scene di sesso molto forti( molto peggio di quello che normalmente fa una normale prostituta)? Arrestateli tutti!
    Ipocriti da far paura….

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