La Pancia di Eve

Da "Il Corpo Giusto", pièce del 2004 di Eve Ensler, già autrice dei "Monologhi della Vagina":

probabilmente […] anch’io sono convinta che se il mio addome fosse piatto tutto andrebbe bene e io sarei salva. Mi sentirei protetta. Accettata, ammirata, importante, amata. Forse perché per gran parte della mia vita mi sono sentita sbagliata, sporca, colpevole e cattiva e sulla pancia si concentra ora tutta questa avversione verso me stessa. Forse perché è diventata il ricettacolo di tutte le mie afflizioni, le ferite infantili, l’ambizione inappagata, la rabbia inespressa.

[..] Ho voluto documentarlo questo odio, registrarlo, cercare di risalire alla sua fonte. Qui, a differenza delle donne dei Monologhi della Vagina, sono io la vittima e il carnefice di me stessa. Naturalmente gli strumenti di questa vittimizzazione sono lì da sempre, a portata di mano. Il modello del corpo perfetto è stato programmato in me fin dalla nascita.

[…] Questa pièce è la mia preghiera, il mio tentativo di analizzare i meccanismi che ci imprigionano per poter essere di nuovo libere. Libere di utilizzare il nostro tempo per far girare il mondo anziché fuggire da esso. Libere di consumarci per il dolore del mondo anziché essere spinte a consumare per sfuggire al dolore e alla sofferenza.

[…] Quello che trovo incredibile è che una come me, femminista radicale da circa trent’anni, possa passare tanto tempo a pensare alla propria pancia. E’ lei a tormentarmi, a turbarmi. Con lei ho la relazione più seria e impegnativa. Si è insinuata attraverso i vestiti, la fiducia in me stessa, la capacità di concentrarmi sul lavoro.

[…] abbiate il coraggio di AMARE IL VOSTRO CORPO. SMETTETE DI AGGIUSTARLO. Non è mai stato rotto.

 

Eve Ensler si guarda bene dal proporre una formula magica per vivere senza l’imperativo della bellezza. Le formule magiche, i pacchetti preconfezionati di soluzioni ottimali esistono solo per i concetti univoci, le cose schedabili sotto un nome o una categoria, come "corpo perfetto", "capelli lucidi", "denti bianchi", "palazzo di 3 piani", "progetto di un sito web". Impossibile fornire una ricetta per vivere una vita da persone e non da esseri inconsciamente -o meno- sottomessi.

L’unica cosa da fare, ed Eve Ensler ci prova con una piéce che tutti -donne e uomini- dovrebbero quantomeno leggere, è analizzare i moti psicologici che attraversano le donne quando affrontano il rapporto con il proprio corpo e con la propria estetica. Cosa induce costantemente le donne ad avere almeno un pensiero, un sentimento di rammarico nei confronti del proprio corpo? La cultura di cui tutte le persone sono imbevute fin dalla nascita prevede che il primissimo valore di una donna sia la sottomissione. Da cui consegue la bellezza: una donna deve essere bella per l’uomo. O gli uomini. Tale cultura prevede anche che l’uomo sia pieno di talenti per poter diventare un essere produttivo e dunque dominante.

La donna che sceglie, qualora ne abbia la possibilità, di essere libera di coltivare i propri talenti, tuttavia, sente forte dentro di sé la pressione psicologica dell’imperativo estetico e soffre al punto di rifiutare il proprio corpo. Anche perché una donna non rispondente ai canoni di bellezza vigenti, spesso, viene misconosciuta e poco considerata in qualsiasi campo cerchi di affermarsi.

Il Corpo Giusto è uno di quei libri che vorrei vedere negli elenchi di lettura proposti dagli insegnanti delle scuole medie superiori, accanto ai soliti classici scolastici.

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