Parità?

Nell’introduzione a "Ancora dalla Parte delle Bambine" di Loredana Lipperini (2007), Elena Gianini Belotti scrive:

E’ solo colpa delle donne che accettano di fare le serve, non si ribellano e non propongono soluzioni diverse? E’ solo colpa degli uomini che non cedono un millimetro dei loro sfacciati privilegi? Mentre negli ultimi decenni si è assistito alla omologazione femminile al modello maschile – la cosiddetta parità, che invece di assicurare pari diritti garantisce alle donne il doppio lavoro – non è nemmeno iniziata l’assunzione da parte dell’uomo dei compiti e delle qualità femminili, quelle che rendono il mondo meno feroce e meno competitivo, compresa la scelta da parte maschile di professioni finora ritenute "da donne". Che queste qualità non siano innate ma frutto di condizionamenti storico-culturali non toglie loro valore, tanto più se si paragonano a caratteri maschili molto diffusi, altrettanto indotti, ma fonte di turbolenze e conflitti nell’intera collettività. Si continua a recriminare la scarsa presenza di donne in attività e carriere tradizionalmente maschili, come quelle tecniche e scientifiche, ma il contrario non viene mai preso in considerazione.

Purtroppo l’identità maschile prevede la totale espulsione del femminile da sé, con una perdita drammatica di "virtù sociali" che dovrebbero essere semplicemente umane: l’attenzione e la sensibilità verso il prossimo, l’empatia e la capacità di identificarsi nell’altro, saper ascoltare, consolare, accudire, curare. Non a caso il 70% del volontariato è svolto da donne.

 

Elena Gianini Belotti nel 1973, con il suo "Dalla Parte delle Bambine", si dedicò all’analisi delle ragioni per cui le donne adulte sono così diverse e spiccatamente distinguibili dai loro compagni maschi. Il suo studio partiva dal concepimento della donna per mostrare come, prima ancora della sua effettiva esistenza, ogni donna sia immersa totalmente in un ambiente di condizionamento che le impedisce un’evoluzione spontanea di personalità, atteggiamenti, desideri, predisposizioni ad alcune attività. E a distanza di decenni, di nuovo, si trova di fronte ad una realtà che sembra non essere mutata, se non in peggio: dopo tanti anni, dopo tanti discorsi intorno al problema femminile, non si è ancora affrontata la questione della parità in modo serio e che tuteli la preziosità dell’individuo, qualsiasi sesso abbia.

Questa voce è stata pubblicata in Identità, Parità, Sessismo. Contrassegna il permalink.